Libero mercato e globalizzazione
Immaginate una enorme botte, magari a forma di stivale se ciò può farvi piacere, con una botte più piccola a forma di triangolo vicino alla punta, se vi ha fatto piacere pensare allo stivale, e più in là un’altra delle stesse dimensioni di quest’ultima a forma di sandalo. Sopra queste botti è tutto un fermento. Uomini e donne con cisterne di vino disciplinatamente attendono il loro turno. I custodi della botte travasano il vino incessantemente, uno dietro l’altro e mentre una cisterna va via un altra arriva senza tregua. Di tanto in tanto versano un liquido trasparente nella botte. Più in basso una moltitudine attende davanti al rubinetto. Alcuni versano il vino in enormi bidoni e quando il lavoro è completato scappano via col prezioso liquido e lo portano lontano, dove il frutto della lavorazione dell’uva vale di più. A turno vedi uomini di tutte le razze, e non solo la nostra, vedi uomini dagli occhi a mandorla, dalla carnagione chiara, dalla carnagione scura, prendere la loro parte, sono uomini che pur parlando lingue diverse sono uniti dall’amore comune per il vino. Poi c’è ne è altri, e sono i più, ai quali è dato di riempire solo un piccolo bicchiere e infine ci sono i meno fortunati che possono raccogliere solo le gocce che gli altri lasciano per terra…Riepiloghiamo, quindi, sopra versano incessantemente e sotto svuotano in ugual misura, ecco perché la botte non si riempirà mai! Usciamo di metafora se alla parola botte sostituiamo il nome del nostro paese Italia, e alla parola vino sostituiamo la parola danaro, e ancora se i privilegiati li indichiamo come multinazionali o banche, sì banche quelle che sopra versano il vino, e sotto svuotano coi bidoni, abbiamo in una piccola storiella esemplificato la globalizzazione. Senza la globalizzazione e il libero mercato il delirio di onnipotenza di questi signori avrebbe avuto ritardi e pregiudizio nella sua realizzazione. Portando via il danaro portano via anche il lavoro, lo portano via dove lo si vuole e lo si vuole dove rende di più, dove il costo del lavoro è molto basso, e a volte lo impongono in paesi dove non è neppure gradito! Spesso sono i nostri stessi connazionali che producono all’estero sotto mentite spoglie e noi mai e poi mai potremmo arrivare a loro. Aprono l’azienda in Cina e grazie alla globalizzazione portano i prodotti lavorati a basso costo in quel paese in Italia. Nascondono i loro interessi dietro commercianti cinesi, assicurandosi larghi profitti ma non solo hanno così la benedizione del governo del paese dei mandarini per vendere lì, ad esempio, le loro automobili. Come si vede il libero mercato a qualcuno giova, lo rende sempre più prospero, peccato che a soffrirne le conseguenze sia la maggior parte dell’umanità.
Pietro Atzeni